Recensione “La felicità delle strade difficili” di Stefania Benvenuti

Le parole come cura.

Sono passati due anni da quando, con profonda emozione, sentii l’esigenza di raccontare e condividere con Luigi Costantino, il percorso effettuato dalle sue poesie dentro di me.  Riprendo tra le mani la sua seconda raccolta, “Riconoscersi” e vado in fondo al volume dove ritrovo le mie parole. Grata a Luigi per avermi “voluta” tra le sue pagine –  rileggo –  e anch’io “mi riconosco”, ancora una volta. È il percorso virtuoso delle parole quando si ha la fortuna di potersi identificare.

Intitolai quella recensione “Dentro quelle emozioni”-   Ci entrai dentro e ci rimasi per un po’. Decisi che quelle parole mi avrebbero traghettato e  fatto compagnia  verso il superamento di quel momento difficile, decisi che  le parole potessero essere “la cura”.  Accettare quelle emozioni, senza rifuggirle, si rivelò la scelta migliore.

Luigi Costantino, tra le tante tematiche toccate nel suo ultimo lavoro, “La felicità delle strade difficili”, parla anche di questo:

(…)

In ogni caso, bisogna ricordare che la sofferenza è tale

Solo in un primo momento.

Poi diventa una miniera.

Ci rende migliore

Ci fa fare cose che prima non avremmo fatto

Ci fa amare forse meglio (…)

La sofferenza è quindi dolore, poi rabbia, reazione, forza,

e vittoria.

La penso così: chi sa dirottare un dolore, chi sa usarlo

Per migliorarsi, vince sempre

(Dirottare un dolore, pag. 113)

 

Questa introduzione, che ho sentito necessaria, tocca una tematica a me molto cara e che ho ritrovato come filo rouge in tutti gli scritti di Luigi Costantino: dare un nome e una dignità a tutte le sfumature delle nostre pieghe emotive. La fuga non serve e semplificare nemmeno. Non lo fa mai con l’atteggiamento di chi ti vuole insegnare qualcosa e questo gli va riconosciuto.

 

Uscire dalla “zona di confort”.

Il suo ultimo lavoro è  più complesso e articolato, abbatte gli steccati della poesia per virare verso una strada tutta sua, un luogo posto a metà tra il verso, la prosa, le riflessioni. Non ha paura di osare Luigi, di uscire dalla “zona di confort”, non lo dico io, seppur si evinca dal suo percorso, ma lui stesso:

Smettiamola di essere contenti di non rischiare nulla

Smettiamola di vivere come gli altri

(Una sana follia, pag. 118)

 

E  per dirla con Mark Twain (citazione posta all’inizio della sezione “Riflessioni”)

“Ogni volta che vi trovate sul lato della maggioranza, è il momento di fermarsi a riflettere”.

 

Questa sezione “Riflessioni”, ha attirato particolarmente la mia attenzione e ho deciso di partire proprio da qui.  Anch’io, come Luigi, farò delle scelte e parlerò solo di alcune cose, quelle che la mia sensibilità di lettrice mi ha fatto cogliere con maggiore intensità.

Questo suo approccio alla vita è pienamente esplicitato nel passaggio che dà il titolo alla raccolta  “La felicità delle strade difficili” . Quasi un ossimoro, ma se ci pensiamo bene le più grandi gratificazioni spesso le riceviamo quando abbiamo il coraggio di mollare gli ormeggi, di prendere la strada dell’autenticità, (altra tematica ricorrente e a me particolarmente cara).  Non c’è niente di facile nel percorrere questa strada, ma il rischio di avere paura di farlo è molto più grande in termini di frustrazione a lungo termine. Credo, più fortemente che mai, che l’Autenticità sia l’unica via percorribile e che ci faccia alzare la testa con sguardo fiero e dignitoso. Mi piace questo titolo così onesto che mette in luce l’importanza delle sfide, le sue fatiche, ma anche   le sue soddisfazioni. Credo che Luigi opti spesso per una visione “allargata” che implichi la distanza tra diversi poli:

“La distanza tra il sorriso e il pianto

Tra l’essere figli e l’essere padri

Tra un’amicizia e un abbandono ( …)

Ci sono giorni in cui credo di aver appreso l’arte del vivere.

Quell’arte che ha a che fare con il coraggio, la tenacia e l’impossibilità di essere un altro.

(La distanza, pag.114)

Ricreare il padre che ha creato me.

Tante sono le tematiche toccate da Luigi in questo ultimo lavoro.  Sarebbe interessante toccarle tutte, ma come ho accennato sopra, mi lascio sempre catturare da qualcosa in particolare.

La sezione che più mi ha commossa ed emozionata è  “ Mio padre”. Lo sguardo mi è subito andato alla citazione posta all’inizio della parte in questione.

“Devo ricordare con precisione, – mi dissi, -ricordare ogni cosa con precisione, in modo che quando se ne sarà andato io possa ricreare il padre che ha creato me.”

                                                                                                                 Philip Roth

Credo che le citazioni, nelle raccolte di Luigi (e non solo) occupino un ruolo importante. Le scelte non sono mai casuali e ci dicono tante cose in più, a volerle trovare. Questa   è potente, come potente è Philip Roth, il quale non ha bisogno di presentazioni. Queste righe ci portano in uno spazio in cui alberga la memoria, quasi la paura di dimenticare… “Devo ricordare con precisione”  perché il lascito è talmente grande da voler addirittura ripercorrerne le orme.

E’ un padre che ha lasciato un’eredità emotiva importante: l’impegno nei confronti delle sfide personali è sicuramente un aspetto fondante.

“Non lamentarti mai. Se desideri qualcosa, impegnati fino allo sfinimento. Puoi farcela. Devi solo scegliere”

(Quello che più mi dà fastidio,pag. 48 49)

Chiunque di noi abbia avuto un padre che gli abbia detto “Puoi farcela”, non può non sobbalzare e sentire profondamente questa cosa e capire  quanto questo  serva all’adulto che saremo.  Credo che il lascito testamentario abbia trovato grande dignità nel coraggio di Luigi di  andare fino in fondo per una strada impervia, che non assicura niente , sicuramente non facili guadagni, ma la ricchezza di sapere di “averla scelta quella strada” e non il contrario.

Tornando alle citazioni… Bob Dylan, che mi sembra di capire occupi un suo spazio (l’ho visto citato altre volte), De Carlo – sempre presente –  e una melodia dei Queen per  “cristallizzare” un’emozione che chi ha perso qualcuno può ben comprendere: a volte è un odore, a volte un luogo, spesso la musica…e si ritorna esattamente lì, precisamente, in quello spazio e in quel  tempo…

“Un giorno mi sono svegliato con le note di una canzone dei Queen. Mio padre la stava ascoltando in cucina. Oggi riascolto sempre quella canzone quando ho il desiderio di sentirlo più vicino. Mi vengono i brividi perché ogni volta diventa una carezza”.

Amo molto i Queen e presa dalla curiosità, mi sono permessa di chiedere a Luigi quale fosse la canzone in questione. Mi dice che è “These are the days of our life”. Mi emoziono, penso che non ci sia testo  migliore per sintetizzare questa specifica sezione.

Sicuramente questa canzone – che fa molto riflettere su quel particolare momento della vita in cui si inizia a guardare a ciò che abbiamo fatto  –  a ricordare, a testimoniare, ben rappresenta  anche lo spirito di questa raccolta, che più di tutte le altre ospita la voglia di Luigi di raccontarsi, di non nascondersi dietro versi criptici e  di essere un po’ meno “autore di poesie” a favore dell’uomo.

Raccontarsi implica coraggio, ma la risposta e la motivazione delle sue scelte è  ben sintetizzata nel titolo: La felicità delle strade difficili.

 

Stefania Benvenuti

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